La sindrome della “pallina da ping pong”
Si tratta di una sindrome che abbiamo “inventato” noi, sulla base delle nostre osservazioni. Allora cerchiamo di spiegarci. Abbiamo presente il ping pong dove la pallina rimbalza continuamente da una parte all’ altra del tavolo da ping pong ?
Cosi a volte fanno i nostri pensieri. Pensieri che a nulla giovano se non a consumare energia. [Tra l’altro l’energia consumata è l’energia originale ( Yuan Qi) la cui quantità nell’ organismo è limitata. Vi è un’ aforisma in medicina cinese che dice “il Pensiero conduce il Qi energia (il pensiero si chiama Yi e la traduzione “pensiero” tradisce un po’ il vero significato del termine cinese. Padre Larre, grande sinologo, traduce Yi con proposito)].
Legando fra loro le varie considerazioni si può dire che in presenza della “sindrome della pallina da ping pong” vi è un notevole consumo della energia Originale (Yuan Qi) le cui conseguenze sono stanchezza e una generale diminuzione di tutte le funzionalità dell’ organismo.
Vediamo un po’ come origina questa sindrome.
Il mondo esterno ci “offre” un traumatismo, una differenza fra quello che vorremmo e quello che “realmente” accade. E’ questo “traumatismo” entra nella nostra mente.
A questo punto vi sono diverse possibilità. Ne prendiamo i 2 estremi (ben sapendo che esistono tutti i quadri intermedi). “Lasciamo andare” (perdoniamo, creiamo l’ oblio ecc) e certo il traumatismo determina i suoi effetti ma è una ferita, che come la “sorella” in campo fisico, guarisce rapidamente.
Non lo lasciamo andare e anzi ci interroghiamo sui perché (perché ha fatto così?, ma ti sembra giusto? Non avrei mai pensato che lui (lei) potesse comportarsi in questo modo… Con tutto quello che gli ho regalato non mi aspettavo proprio… Ma perché proprio a me? ). E allora si entra appieno nella sindrome “della pallina da ping pong”. Le domande – ovviamente senza risposta – (e non potremmo mai averne) rimbalzano da una sponda all’ altra del nostro cervello in un meccanismo senza fine fino a che non comincia a scendere l’ oblio (o comunque un meccanismo di difesa). E talvolta (o spesso) questi meccanismi funzionano male e “la pallina da ping pong” continua a rimbalzare dentro il nostro cervello avvelenandoci la vita (“oltre al danno la beffa” diceva un mio amico).
Noi pensiamo che su 1000 volte che abbiamo sofferto nella vita 3 volte sono dovute a traumatismi “importanti” e 997 al “pensiero” dei traumatismi o al fatto di chiedersi degli inutili perché.
Perche lui (lei) ha fatto così?
Devo farti una premessa: nel corso della mia vita professionale ho visto (direttamente o meno) più di 10.000 persone. E sulla base anche dell’ esperienza Ti dico come la penso. Io penso che il “perché” che gli altri ci offrono a spiegazione delle loro azioni sia grandemente in relazione a chi ascolta. Detto in altri termini pur essendo “sincero” (quando lo sono) per uno stesso fatto a te la raccontano in un modo e a me in un modo (talvolta notevolmente) diverso. Spiegare i perché ci porterebbe lontano (e qui diciamo solo che la risposta che il “mondo” offre è anche una funzione dell’ interlocutore). E non era questo lo scopo di queste righe. Oggi riteniamo che tutto debba essere più semplice. Non rispondo io delle azioni degli altri (chiunque siano gli altri).
Se vorranno darmi delle spiegazioni facciano pure. Ma non hanno molta importanza (anche per le considerazioni sopra riportate).
Io devo dare risposte alle mie azioni. Se vuoi possiamo dire che devo dare risposte alle “pugnalate” che do io e non certamente a quelle che ricevo. Non sono io il responsabile delle azioni degli altri. Certo se la pugnalata la ricevo da una persona che amo posso ricordare a Lei (lui) che mi sono sentito pugnalato. Ma saranno loro a doversi dare spiegazioni (se mai lo faranno). E comunque le spiegazioni se le devono dare specialmente a loro.
Quindi – ripetendo – io rispondo delle mie azioni e, (un po’ alla volta), cercherò di capirle. Non rispondo invece delle azioni degli altri e non ho l’ obbligo di capirle.
Ma la sindrome della “pallina da ping pong” non nasce “solo” dal traumatismo “vero” esterno, dalle pugnalate che ricevo che poi innescano tante domande.
A volte questa sindrome nasce da noi stessi. Da domande “come sarà domani?” “ma non avrò qualcosa di grave?”
Comprendere i meccanismi dell’ ipocondria e della paura del futuro ci porterebbe lontano e ci svierebbe dallo scopo di questa riflessione. Vediamo allora di mettere dei punti fermi.
“il Passato va lasciato andare, il Futuro è degli Dei, e il presente è MIO” diceva un mio amico. Come diceva la citazione riportata “da 20 tonnellate di Marmo di Carrara qualcuno ricava “La Pietà” e qualcun’ altro dei sassi da gettare nel mare”. Questa citazione, nel significato originale dell’ Autore, significa semplicemente che le cose solo lì alla portata di tutti e poi ciascuno di noi “ricava e riceve quello che pensava e credeva (è che è capace)”: qualcuno un’ opera d’arte e qualcun’ altro delle cose quasi inutili. Dipende solo da noi.
Come abbiamo detto talvolta la “sindrome” nasce in noi. Se abbiamo un raffreddore (fisico o psicologico) ed entriamo “nella sindrome della pallina da Ping Pong” la possiamo trasformare (nella nostra testa) in qualcosa di molto grave. Ad un mio amico dicevo: “tu sei sano fino a documentata prova contraria”. Fermiamoci. Ed utilizziamo una delle poche parti che il Costruttore ci ha posto sotto il nostro controllo. Una di queste è il Pensiero che ha (o dovrebbe avere) la funzione di immettere Luce nei nostri momenti bui. Il pensiero, quindi, deve immettere luce nella nostra vita, deve immettere ragionevolezza, deve immettere serenità. Tutto deve fare tranne che far diventare il “giorno” (la nostra vità… ) una notte profonda senza stelle e senza luna.
“Il Futuro non esiste” diceva qualcuno oppure come si citava sopra appartiene ad una “dimensione non umana” e quindi non vale neanche la pena di pensarci.
Certo i progetti sono importanti (Sun Si Miao, grande medico del VII° secolo diceva che i progetti sono indispensabili per il Rene, che è – in energetica – la nostra forza, la determinazione, la volontà). Ma sono importanti perché ci mantengono viva la mente ORA. Sono importanti quando ORA li realizziamo.
Altrimenti? Altrimenti è come Prometeo che voleva rubare “il Fuoco degli Dei” (che per me è il FUTURO) e per questo veniva incatenato al Caucaso con un aquila che gli rodeva il fegato, fegato che poi rigenerava in un “gioco” senza fine.
Quindi riprendendo il filo la “sindrome della pallina da Ping Pong” nasce per almeno 2 motivazioni: quando gli altri “ci accoltellano” è ci interroghiamo inutilmente sui suoi perché e poi quando ci “arrovelliamo” su ciò che accadrà domani. Bisogna smetterla.
Come ti dicevo all’ inizio di questa riflessione “la rimuginazione” ( il pensiero ricorrente… ) “incolla”, blocca il “Qi” e lo consuma, lo esaurisce.
Smettiamola. Noi siamo responsabili delle nostre azioni (e sono in piccola parte delle nostre emozioni). Il pensiero deve (o dovrebbe) aiutarci, dovrebbe essere un”arma” che ci aiuta a rispondere alle sollecitazioni.
Un mio amico diceva: “un uomo si distingue dagli animali per la capacità di dare risposte ragionevoli alle proprie necessità”. Questo è lo scopo del pensiero. Innescare quelle azioni che ci permettono di vivere meglio e di vivere ora.
Che ne pensi?
Il Fotografo